Non è semplice riconoscere i sintomi delle malattie cardiache del gatto perché, a differenza del cane, il gatto conduce una vita in generale più sedentaria e soprattutto più isolata rispetto al contatto con il padrone. La sua estrema indipendenza rende difficile comprendere eventuali stati di malessere, che spesso si manifestano quando è troppo tardi. Ecco perché è importante saper riconoscere i sintomi di una probabile patologia cardiaca in modo da intervenire tempestivamente.
Cause delle malattie cardiache del gatto
Le cardiopatie dei gatti possono essere di origine congenita, ereditaria o acquisita. La cardiopatia congenita è dovuta a mutazioni genetiche presenti dalla nascita, quella ereditaria riguarda soltanto alcune razze, ad esempio i gatti Main Coon, il Norvegese ed il Persiano, sono quelli più frequentemente soggetti a Cardiomiopatia Ipertorfica. Infine la cardiopatia acquisita è quella malattia che si sviluppa a seguito di eventi occasionali, come un’infezione di una valvola cardiaca o i tumori.
Uno scompenso del cuore causa numerosi problemi all’animale e conseguenze abbastanza gravi e in particolare causa un malfunzionamento e un deterioramento dell’apparato respiratorio.
Sintomi delle patologie cardiache
Il gatto cardiopatico si affatica più velocemente, non riesce a sostenere uno sforzo, può manifestare la cosiddetta “fame d’aria”, cioè respira a bocca aperta anche quando non fa caldo o dopo una leggera attività fisica, è meno socievole e non vuole essere accarezzato (può anche diventare più aggressivo), si lamenta senza un perché ed è più irrequieto, le sue mucose possono avere una colorazione più scura (ad esempio le gengive scure), mangia di meno, non vuole muoversi ed è poco attivo, tende ad isolarsi, vomita o ha una salivazione abbondante. Quando la malattia attraversa la fase più grave il gatto può anche avere notevoli difficoltà respiratorie, addome gonfio a causa di liquidi che si accumulano, in alcuni casi il gatto può perdere conoscenza a causa della mancanza di ossigeno.
Aspettativa di vita
Per prevenire le patologie cardiache e agire tempestivamente c’è soltanto un modo: fare controlli regolari ed eseguire una visita di routine almeno una volta l’anno. Dopo i 5/6 anni, se il veterinario lo ritiene opportuno, si può anche effettuare una ecocardiografia di controllo ed un esame del sangue per capire se c’è qualcosa che non va e intervenire nello stato iniziale della cardiopatia, quando ancora è possibile dare al gatto sostegno farmacologico adeguato e migliorare la qualità della sua vita.
Un gatto cardiopatico è sicuramente un animale la cui vita cambia. Non sempre questo significa che l’animale ha un’aspettativa di vita breve. Tutt’altro. In moltissimi casi i gatti possono convivere con la cardiopatia, sottoposti a cure e controlli, anche per molti anni e condurre una vita abbastanza normale. Se invece il gatto cardiopatico è anziano e ha anche altri disturbi collegati al cuore, il quadro clinico è peggiore. A volte può essere necessario un intervento, in altri casi bisogna soltanto curare l’animale per il tempo che gli resta da vivere. Tutte queste valutazioni deve farle il veterinario che saprà consigliare cosa fare e come fare per migliorare il più possibile la qualità della vita dell’animale.