I gatti sono animali legati a miti e leggende che gli assegnano poteri straordinari. Animale affascinante e misterioso, il gatto era anche venerato in numerose culture religiose dell’antichità. Per gli Egizi infatti i gatti non erano solo animali da compagnia ma anche i rappresentanti terreni della dea Bastet, divinità protettrice della maternità e delle gioie terrene e dea della salute. La dea era rappresentata con le sembianze di una gatta e anche i sacerdoti tenevano i gatti nei loro templi.
Chi era la dea Bastet
In origine Bastet era una dea-leonessa del culto solare che simboleggiava il calore benefico del sole ed era adorata per la sua potenza, la sua forza, la sua bellezza e la sua agilità. Con il trascorrere del tempo fu venerata in occasione dei culti lunari e quando l’influenza greca si estese alla società egiziana, Bastet divenne una dea lunare, in quanto i Greci la identificarono con Artemide, dea greca della luna. Bastet era patrona del Basso Egitto, protettrice del faraone e perciò accostata al dio Ra, il re sole e principale divinità maschile. Raffigurazioni della dea Bastet furono create in alabastro, un materiale che forse, con la mediazione della lingua greca, prende il nome proprio dalla dea anche perché in antico egizio la parola a-la-Bastet vuol dire vaso e il suo nome è associato ai preziosi vasi e recipienti nei quali gli Egixi conservavano gli unguenti che usavano come profumi.
Miti sulla dea Bastet
Gli Egizi avevano il proverbio “Non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet”. Il proverbio deriva dal mito della “Dea distante”: Bastet, morsa da uno scorpione, fu guarita dal dio Ra che, infuriato, provoca una grande siccità,. Gli Egizi vivevano grazie alle piene del Nilo e la siccità era considerata un evento terribile. Una volta più calmo, Ra invia Thot a cercare Bastet in Nubia, dove la dea si era nascosta sotto forma di leonessa, ossia nelle vesti di Sekhmet. Discendendo il Nilo, Bastet si bagna nel fiume in una città sacra a Iside, trasformandosi di nuovo in benefica dea-gatta, per poi entrare trionfante a Par Bastet, la città dei gatti, dove viene rintracciata da Thot/Shu. Per secoli gli egizi ripercorsero tale viaggio in venerazione dei gatti.
Un altro mito legato alla dea Bastet è quello del principe Setne, uno dei molti figli di Ramses II. Egli si era innamorato della bella Taboubu, figlia di un sacerdote di Bastet, e organizza un incontro con la fanciulla nella “casa di Bastet” a Menfi. Prima di coricarsi, Taboubu convince Setne a cederle tutti i suoi averi e gli consente di uccidere i suoi figli e darne le carni in pasto a cani e gatti. Però, al momento di abbracciarla, il principe si ritrova all’improvviso nudo e solo in mezzo alla strada. Gli dei gli avevano fatto avere un’allucinazione come punizione per aver rubato un libro sacro a Thot dalla tomba di un principe di nome Neneferkaptah.
Il tempio della dea Bastet
Ogni anno, nella città di Bubasti, milioni di persone affollavano il tempio di Bastet ma di recente è stato scoperto un nuovo tempio dedicato alla dea, situato nei pressi di Alessandria d’Egitto. A scoprirlo è stata una squadra di archeologi egiziani guidata dal responsabile per le antichità nel nord del Paese Mohammed Abdel Maqsoud. Si tratta del primo tempio dedicato a questa dea scoperto ad Alessandria e questa scoperta testimonia che il culto della divinità Bastet in Egitto è proseguito anche dopo l’epoca egiziana antica.